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La psicoterapia cognitivo comportamentale utilizza strategie e tecniche validate scientificamente ed oggetto di continue ricerche empiriche per il trattamento delle varie difficoltà emotive, relazionali, e delle varie psicopatologie. Ogni problematica prevede l’applicazione di un protocollo specifico per il raggiungimento degli obiettivi al quale il terapeuta e il paziente collaborano e cooperano in un’ottica in cui il paziente è parte attiva del processo terapeutico.

Il focus della terapia è sul “qui ed ora”, ovvero su ciò che sta accadendo nella vita attuale della persona, piuttosto che su ciò che ha portato a questa situazione. ciò non significa che il passato venga ignorato. Le informazioni sulla propria storia di vita sono necessarie, l’attenzione è focalizzata al funzionamento attuale al fine di sviluppare modalità più funzionali per affrontare la vita.

Si lavora sul pensiero, sull’emozione e sul comportamento, seguendo dei protocolli specifici per le problematiche presentate, co un modus operandi che prevede il susseguirsi delle seguenti fasi

Paziente e terapeuta sono su un piano cooperativo e collaborano insieme alla promozione del cambiamento. Il focus primario dell’intervento è sui fattori che mantengono il problema nel presente: cosa impedisce alla problematica di risolversi adesso?

Molta importanza viene data ai pensieri e alle emozioni che viviamo nel presente e a come modi disfunzionali di pensare o di gestire le emozioni possano generare sofferenza se non vengono sostituiti con modalità più funzionali.

Nella terapia cognitivo-comportamentale non viene usato il lettino, paziente e terapeuta siedono uno di fronte all’altro ed il terapeuta non fornisce interpretazioni della sofferenza del paziente, piuttosto lo guida in modo attivo nell’autoscoperta delle sue problematiche, attraverso domande mirate.

  • Assessment: attraverso colloqui clinici e somministrazione di test psicodiagnostici, lo psicoterapeuta raccoglie informazioni su ciò che causa malessere, e come e quando si manifesta; sulla storia familiare, e la storia personale, al fine di inquadrare: correttamente la sintomatologia del paziente, la rappresentazione soggettiva di sé, degli altri e della realtà che sono “causa” dell’origine e del mantenimento di difficoltà relazionali, emotive e dei disturbi psicopatologici del paziente.
  • Restituzione: colloquio in cui il terapeuta fornisce al paziente una sintesi di quanto raccolto nella fase di assessment, tramite colloquio e testistica. In modo condiviso e collaborativo tra paziente e psicoterapeuta, si stabiliscono degli obiettivi da raggiungere in funzione della diagnosi concordando col paziente stesso un piano di trattamento.
  • Trattamento: che prevede la fase di psicoeducazione, ed i protocolli di trattamento con strategie cognitive e comportamentali che variano a seconda della problematica riferita dal paziente. Nel trattamento degli elementi cardine sono senz’altro la psicoeducazione, la ristrutturazione cognitiva, e l’esposizione con tecniche di rilassamento. Inoltre prevede la collaborazione: nell’identificazione di pensieri emozioni e comportamenti che entrano in gioco nelle situazioni di malessere e psicopatologiche e nella modificazione di abitudini di pensiero e di comportamento maladattivi e disfunzionali per regolare in maniera più efficace le proprie emozioni
  • Psico-educazione: lo psicoterapeuta illustra al paziente i vari disturbi e le situazioni in grado d’indurre la sintomatologia riferita, sia a livello di comportamento che di pensieri, le basi biologiche, etc.  Questa fase è molto importante, poiché le persone vivono le proprie difficoltà come qualcosa di estremamente grave, senza conoscere l’origine e le varie modalità di presentarsi delle medesime. Dare delle informazioni corrette sulla problematica riferita, aiuta e stimola le persone ad essere consapevoli di quello che accade. Ad esempio, l’accelerazione del battito cardiaco e l’affanno possono essere interpretati come segnali di una malattia del cuore. Nel corso della psicoterapia cognitivo comportamentale, al paziente possono essere proposti materiali da leggere e rileggere, come opuscoli e libri, per approfondire la propria problematica e tranquillizzarsi sempre di più.
  • Ristrutturazione cognitiva: questa fase prevede un dialogo tra psicoterapeuta e paziente per cercare di capire le cause della sintomatologia riferita, i pensieri distorti e le interpretazioni che si associano al malessere. Quest’interazione è importante per riconoscere quali pensieri in grado d’innescare la sintomatologia possono essere distorti e non avere nulla di reale. Il paziente deve monitorare pensieri, convinzioni e percezioni negative per prenderne coscienza e metterli in discussione assieme al terapeuta, sostituendoli con pensieri realistici o più funzionali al proprio benessere. Quindi , modificare la relazione fra le persistenti emozioni problematiche vissute dal paziente e le abituali reazioni comportamentali che la persona mette in atto in tali circostanze, attraverso: l’apprendimento di nuove modalità di risposta, l’esposizione graduale alle situazioni temute e la gestione attiva degli stati di disagio: è previsto che il paziente si esponga a circostanze in grado di innescare i sintomi temuti gradualmente ed in sicurezza.
  • La psicoterapia cognitivo comportamentale si avvale di esercizi di rilassamento e di respirazione, da mettere in atto ogni volta che se ne sente la necessità per calmare il fisico e la mente.
  • La psicoterapia cognitivo comportamentale prevede un costante impegno da parte del paziente. Oltre agli appuntamenti nello studio del psicoterapeuta, la persona deve svolgere, nel corso della propria quotidianità, alcuni piccoli compiti che mettono alla prova e consentono di esercitarsi sugli insegnamenti appresi. Questi piccoli compiti sono definiti, homework, e sono finalizzati alla promozione e generalizzazione di: modalità di riconoscimento e regolazione di emozioni, pensieri e comportamenti acquisiti in seduta; ad acquisire maggiore consapevolezza su se stessi e le proprie difficoltà ed a sviluppare abilità di coping più funzionali..
  • Verso la fine della terapia, quando il cliente si sentirà meglio, le sedute potranno essere diradate nel tempo fino alla conclusione. Potranno poi seguire delle sedute di richiamo (follow-up) a tre, sei e dodici mesi dalla conclusione della terapia.

In conclusione, la psicoterapia cognitivo comportamentale permette di ottenere notevoli benefici già dopo poche sedute. La soddisfazione sperimentata nelle situazioni che prima erano ansiogene, quindi evitate, rassicura il paziente e, allo stesso tempo, alimenta la motivazione a proseguire il trattamento.

Deve essere sistematica e ripetitiva. Il paziente non deve aver fretta di ottenere risultati, altrimenti si rischia di evocare il sentimento opposto, cioè provocare ansia nel perseguire l’obiettivo. La terapia cognitivo comportamentale dovrebbe essere affrontata come una scala: gradualmente, si prende consapevolezza della propria psicopatologia, poi si affronta la problematica nella vita reale.

Anzitutto vale la pena sottolineare che frequentemente nel colloquio con lo psicoterapeuta cognitivo comportamentale emergerà una strategia di conduzione del colloquio che si basa sulla scoperta guidata e sul dialogo socratico, ovvero si pongono progressivamente una serie di domande sempre più approfondite aventi lo scopo di far emergere nell’interazione tra paziente e terapeuta le credenze, convinzioni, pensieri e significati che la persona ha su di sè, gli altri e le situazioni.