Molte sono le campagne mediatiche focalizzate sulla violenza sulle donne, ma nonostante la grande attualità dell’argomento, evidentemente, non basta. I dati statistici su violenza e femminicidio ogni anno sono significativamente in crescita, si dice che si tratti di un problema culturale.
Possiamo fare qualcosa, ognuno di noi può farlo, dando degli insegnamenti ai nostri bambini ed adolescenti, e facendo loro da modello, da cui trarre esempio.
A noi spetta il compito di insegnare e spiegare ai nostri figli, nipoti, fratelli, sorelle, cosa significa amare ed essere amati. Insegniamo agli uomini di domani che un rifiuto non è un affronto o un oltraggio, ma è lecito e legittimo, che la violenza non è la soluzione a nulla, che ogni vita ha un valore inestimabile e nessuno ha il diritto di toglierla.
Spieghiamo alle donne di domani che la gelosia non è amore, che uno schiaffo dato o ricevuto. Qualsiasi sia il contesto o la ragione, è inammissibile, che l’indipendenza intellettuale e culturale sono la strada maestra su cui trovare l’autonomia, la forza e il coraggio di denunciare quando una situazione degenera.
Insegniamo agli uomini e alle donne di domani che un livido passa ma la ferita che causa dentro resterà indelebile e continuerà a sanguinare.
Non vergogniamoci di dire che noi o qualcuno che ci circonda ha sbagliato, perché il nostro errore o quello dell’altro potrebbe essere se spiegato evitato domani.
Spieghiamo che non è sano voler limitare l’autonomia, il pensiero, la libertà di alcuno, uomo o donna che sia.
E che se il nostro impulso è quello dobbiamo ammettere di avere un problema e chiedere aiuto. Non è, non può e non vuole essere questo il modo per evitare questa escalation di violenza, ma è certamente uno strumento che riporta tutti i componenti di una società ad assumersi una responsabilità che è condivisa.
Perché la donna uccisa oggi potrebbe essere la nostra figlia domani e l’autore di quell’omicidio potrebbe essere nostro figlio.
Non limitiamoci a condannare, diamo un contributo costante, quotidiano e fattivo alla crescita culturale del mondo che ci circonda e forse così riusciremo a salvare qualche vita.
Nessun evento se non accompagnato da tutto questo avrà mai effetto.
E la retorica resterà il primo motore della violenza.