Questo scritto vuole fare un po’ di chiarezza tra i ruoli, le competenze e gli ambiti di pertinenza di queste figure professionali. L’intenzione è arginare la crescente confusione esistente all’interno di questa tematica. Sono convinto che tale confusione non solo è un esempio di cattiva informazione ma produce anche un costo individuale e sociale perché rappresenta un cattivo servizio offerto al cittadino nel momento in cui esso ha la necessità di chiedere un servizio professionale e non sa a quale professionista rivolgersi.
Per esperienza personale immagino che il testo possa essere d’aiuto anche ai professionisti che sentono l’esigenza di comprendere più in dettaglio le differenze tra i vari ambiti professionali, molto spesso infatti mi capita di constatare che, anche tra colleghi (psicologi e non), molte cruciali informazioni non siano affatto chiare.
Lo psicologo
Lo psicologo è una persona che dopo una laurea (5 anni del vecchio ordinamento o 3+2 del nuovo ordinamento) in psicologia, compie un tirocinio obbligatorio della durata di un anno (1000 ore), effettuato con la supervisione di un professionista, al fine di superare l’esame di stato necessario all’iscrizione all’Ordine degli Psicologi. Solo dopo aver concluso positivamente tutti questi passaggi è possibile l’iscrizione presso il Consiglio Regionale degli Psicologi di appartenenza il quale abilita lo psicologo all’esercizio della professione. Lo psicologo, in accordo al codice deontologico che è tenuto a rispettare per legge, aggiorna continuamente la propria formazione.
Al pari della professione medica, lo psicologo abilitato dallo Stato e iscritto all’Ordine esercita una professione con finalità sanitarie cioè di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione oltre alle attività di ricerca e didattica nell’ambito della psicologia.
Lo psicologo quindi è legittimato a compiere interventi che spaziano dalla salutogenesi, ossia la prevenzione del disagio e la promozione della salute psicologica, alla patologia cioè la cura dei disturbi mentali. In quest’ultimo caso si tratterà di curare i disturbi mentali attraverso terapie psicologiche (da non confondersi con gli interventi psicoterapici riservati agli psicoterapeuti, si veda la sezione dedicata poco sotto).
Come il medico può curare (con strumenti caratteristici della professione medica) essendo abilitato alla professione della medicina, così lo psicologo può curare (con strumenti caratteristici della professione di psicologo) essendo abilitato alla professione della psicologia.
In Italia lo psicologo è l’unica figura professionale riconosciuta e regolamentata per legge che ha a che fare con la salute psicologica attraverso modalità e strumenti peculiari delle Scienze Psicologiche. Come vedremo più avanti esistono altre figure professionali riconosciute per legge (medici, psichiatri e psicoterapeuti) che condividono la finalità intesa come miglioramento del benessere psicologico ma differiscono negli strumenti utilizzati (i medici e gli psichiatri usano strumenti farmacologici, gli psicoterapeuti strumenti psicoterapici).
Psicologo, medico, psicoterapeuta, psichiatra condividono il fatto di avere come obiettivo il benessere (anche) mentale ma lo fanno con modalità e attraverso strumenti diversi caratteristici di ciascuna professione. Psicologo, medico, psicoterapeuta, psichiatra avendo anche come ambito di pertinenza la patologia e quindi la cura, sono tutti terapeuti che si distinguono nel modo in cui hanno di affrontare la problematica portata dall’utente/paziente.
Lo psicologo non essendo né medico né psicoterapeuta non può per legge né somministrare farmaci né intervenire con una psicoterapia (a meno che non abbia anche questi titoli).
Ugualmente un medico o uno psicoterapeuta per legge non può intervenire con metodologie e strumenti delle scienze psicologiche peculiari della professione di psicologo (a meno che naturalmente non abbiano anche questo titolo).
Lo psicoterapeuta
Laureato in Psicologia o in Medicina. Appartiene all’Albo Nazionale degli Psicologi (come lo psicologo) ma in più, dopo la Laurea, ha frequentato una scuola di specializzazione in Psicoterapia pubblica o privata – riconosciuta dal MIUR – per minimo 4 anni (di cui esistono diversi “orientamenti”), durante i quali potrebbe anche aver compiuto (non sempre è obbligatorio), un percorso di terapia “personale” sia per sé stesso che per motivi didattici.
Lo psicoterapeuta è l’unica figura professionale riconosciuta dallo Stato che può fornire come servizio la psicoterapia (da non confondersi con la terapia psicologica caratteristica della professione di psicologo).
Gli approcci psicoterapici sono tanti e diversi, come ad es. la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia sistemico – relazionale familiare, la terapia cognitiva, la terapia breve-strategica, la, psicoanalisi etc. A differenza dello Psicologo, il suo intervento è finalizzato alla cura di disturbi psicopatologici; egli possiede tecniche e strumenti che gli consentono di aiutare il paziente con un intervento che va più in profondità.
La psicoterapia è una competenza professionale che non è strettamente legata alle competenze delle scienze psicologiche infatti non richiede la laurea in psicologia (anche i medici possono diventare psicoterapeuti) ne è strettamente legata alle competenze delle scienze mediche infatti non richiede la laurea in medicina (anche gli psicologi possono diventare psicoterapeuti).
Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci (non essendo un medico non ha le competenze mediche acquisite nel corso di laurea di medicina) come il medico psicoterapeuta non può fornire servizi psicologici (come la terapia psicologica, colloquio psicologico, la somministrazione di test, etc) caratteristici dello psicologo (non essendo infatti uno psicologo non ha le competenze delle scienze psicologiche acquisite durante il corso di laurea di psicologia).
Le scuole di specializzazione che permettono l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti sono molte e molto diverse fra loro (in Italia attualmente ce ne sono circa 300). Ognuna di esse trae origine da un quadro teorico differente utilizzando tecniche o combinazioni di tecniche che riflettono l’unicità dell’impostazione teorica che rende ciascuna scuola diversa dalle altre. L’unicità di ciascuna impostazione psicoterapeutica non è fondata su evidenze scientifiche ma sull’approccio teorico dal quale originano.
In genere, ma non per legge e non per tutte le scuole di specializzazione, lo psicoterapeuta all’interno dell’iter formativo previsto dalla scuola di appartenenza compie un percorso di terapia personale finalizzata alla risoluzione di eventuali conflitti personali irrisolti e per acquisire maggiori competenze professionali.
Lo psicologo o il medico che abbia intrapreso la scuola di specializzazione in psicoterapia a partire dall’inizio del terzo anno, può fare psicoterapia sotto la supervisione di uno psicoterapeuta esperto ovvero il Supervisore.
Talvolta un’ulteriore difficoltà terminologica porta i “non addetti al settore” a confondere i precedenti titoli con lo psicanalista (o psicoanalista). Nel linguaggio comune, infatti, il termine psicanalista (o analista) viene erroneamente usato per indicare chiunque pratichi un’attività psicoterapeutica.
Lo psicanalista
Lo psicoanalista è un particolare tipo di psicoterapeuta che esercita la propria pratica clinica basandosi su un preciso approccio di riferimento (appunto quelli psicoanalitico). Come abbiamo visto poco sopra nella sezione dedicata alla psicoterapia esistono molte scuole di psicoterapia, una di queste è la psicoanalisi. Questo particolare approccio deriva dal lavoro di Sigmund Freud e dei suoi successori.
La psicoanalisi affonda le sue radici nella teoria Freudiana e si distingue enormemente da altre forme di psicoterapia (vedi terapia cognitivo-comportamentale, terapia familiare, ecc.). Ad esempio, per regole del setting (frequenza e durata delle sedute, modalità di interazione terapeuta – paziente) e per strategie di intervento.
Nel tempo si sono accumulate molte correnti che si sono differenziate dall’idea originaria di Freud (le cosiddette correnti “post-freudiane”). All’interno di questa famiglia di correnti post-freudiane ce ne sono alcune che divergono in dettagli rispetto la struttura teorica originaria mantenendo intatta l’idea base dalla quale derivavano, altre invece hanno apportato cambiamenti più radicali degli elementi chiave caratteristici della teoria analitica stessa. Lo psicanalista, per diventare tale, deve necessariamente sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale.
Lo psichiatra
Nell’ordinamento italiano lo psichiatra è un laureato in medicina e chirurgia con specializzazione in psichiatria, cioè un corso di studi specialistico orientato allo studio e alla cura dei disturbi e delle malattie mentali attraverso modalità e strumenti caratteristici la professione medica.. Quindi è prima di tutto un medico: può prescrivere farmaci generici e/o psicofarmaci e richiedere e valutare esami clinici.
La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici. Lo psichiatra è naturalmente in grado di porre diagnosi riguardo a tutti i disturbi psicopatologici. Valuta la sintomatologia e il decorso clinico e propone una cura che può indirizzarsi verso un intervento farmacologico e/o psicoterapeutico.
Lo psichiatra, in quanto medico, può anche avere una formazione psicoterapeutica. In tal caso avrà il titolo aggiuntivo psichiatra e psicoterapeuta. La legge italiana consente agli psichiatri di avere il titolo di psicoterapeuta su semplice richiesta all’Ordine professionale. Questo di fatto non garantisce, come invece è per gli psicologi, che lo psichiatra-psicoterapeuta abbia frequentato una scuola di specializzazione quadriennale in psicoterapia. Lo psichiatra è libero di valutare, in scienza e coscienza, se e quale percorso formativo effettuare. Rispetto alle modalità di trattamento terapeutico del disagio/disturbo mentale offerte da altre figure professionali (psicologi e psicoterapeuti) lo psichiatra è maggiormente orientato a considerare il disturbo mentale come derivante da un malfunzionamento e/o uno sbilanciamento a livello biochimico del sistema nervoso centrale.
In alcuni casi può avvenire che sia lo psicologo o lo psicoterapeuta forniscano contemporaneamente allo psichiatra il loro supporto al fine di ottenere un risultato migliore di quello che si otterrebbe attraverso l’utilizzo esclusivo di uno dei tre approcci.
Il counselor
Il counselor è la figura professionale riconosciuta dallo Stato che può essere definita come agevolatore nelle relazioni d’aiuto in ambito non patologico.
Qualche tempo fa si era iniziato a parlare molto di counselor e di ciò che facevano e potevano fare queste figure professionali.
Come spesso accade c’era stata anche una certa confusione tanto da rendersi necessaria un’azione ufficiale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi che ha sancito le differenze fra psicologi e counselor. Dei primi si è già detto, i secondi invece sono figure professionali che, per quanto si pensi che “siano un po’ come degli psicologi”, operano, a tutti gli effetti, su un altro piano.
Non essendo una professione sanitaria l’ambito di pertinenza del counselor è limitato alla ai contesti dove non c’è disagio/disturbo mentale. Il counselor non tratta il disturbo mentale e quindi non “cura”; non potendo per legge erogare una terapia (né psicologica né psicoterapica né farmacologica né di altro tipo) non è un terapeuta.
Il counseling tra le attività che, ai sensi e per gli effetti del comma 2 dell’art. 1 della legge 4/2013, non possono essere riconosciute ad una professione non regolamentata. Quindi? Il counseling è definitamente riconosciuto fra le tecniche, fra gli atti tipici della professione di psicologo e NON può essere né potrà diventare una professione a se stante. Fare counseling psicologico senza essere iscritti all’Ordine è fare ABUSO della professione.
Generalmente il percorso formativo per diventare counselor prevede, oltre gli aspetti teorici, molte esperienze pratiche per acquisire maggiori competenze professionali.
Il counseling (o counselling), come si intuisce dal nome, consiste in una consulenza e in un aiuto che viene offerto da persone che non sono, generalmente, anche psicologi. Quindi, secondo ciò che si è detto prima, non hanno necessariamente la medesima formazione (laurea in Psicologia ed Esame di Stato) né quindi la possibilità di trattare tematiche legate alla sfera psicologica. Piuttosto i counselor lavorano con persone che non presentano gravi problematiche, ma che spesso si rivolgono a qualcuno a fronte di un problema specifico e ben localizzabile con la richiesta di “eliminare” tale problema o difficoltà in tempi brevi.
Le sedute di counseling sono infatti generalmente poche e non si protraggono per un lungo arco di tempo. È bene precisare come esistano diverse forme di terapia breve e/o focalizzate su specifiche problematiche (disturbi del sonno, fobie ecc.) che vengono esercitate da professionisti che sono psicoterapeuti.
Una associazione di categoria di Counsellor, la AssoCounseling, definisce così il counseling: “Il counseling professionale è un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.”
Le definizioni di counseling disponibili sono moltissime ma concordi nell’attribuire al Counselor le capacità relazionali necessarie per aiutare una persona in un momento di difficoltà. Non si parla mai di psiche, disturbo mentale o psicologia. È evidente lo sforzo di mantenere il proprio diritto di esistere a fianco alle professioni “autorizzate” ad occuparsi di “psicologia” e di “disagio psichico”. In pratica sembra che il Counselor faccia le stesse cose dello Psicologo senza utilizzare mai termini “psi”.
Lo Psicologo però, oltre alle attività di “consulenza psicologica” svolge una serie di attività che il Counselor non può svolgere, come ad esempio somministrare test, redigere certificati e relazioni sul trattamento effettuato e sulla diagnosi rilevata o effettuare perizie psicologiche. Ma al di là di queste attività ulteriori dello Psicologo, sembra che la “consulenza psicologica” dello Psicologo e l’attività di “counseling” del Counselor siano piuttosto sovrapponibili: entrambe puntano al benessere della persona che si trova in una condizione di disagio esistenziale.
In Italia le attività di Counseling e di Coaching NON costituiscono delle professioni regolamentate. A differenza degli psicologi, non sono richieste particolari lauree o livelli di specializzazione e, purtroppo, lo Stato non indica i requisiti minimi e non esiste alcuna normativa di riferimento.
Tuttavia, esistono alcuni percorsi formativi annuali, biennali e triennali in Counseling o Coach, a cui possono accedere anche psicologi e psicoterapeuti, che offrono alcuni strumenti efficaci per un maggior supporto emotivo e creare sicurezza nei loro clienti.
Il coach (o mental coach)
Altra figura di cui si parla molto di questi tempi è il coach. Se ne sente parlare spesso a proposito di sportivi o professionisti di alto calibro, magari esposti ad alti livelli di stress e competizione, che si avvalgono della competenza e del sostegno di un “mental coach” per fronteggiare le proprie sfide lavorative.
Coach significa semplicemente “allenatore” e si occupa di incrementare le risorse di singoli individui, gruppi o aziende attraverso l’ascolto e un intervento volto al potenziamento personale e al raggiungimento di obiettivi. Pertanto, la ricerca di obiettivi, il loro raggiungimento, il sostegno in un periodo di cambiamento, dovuto ad un cambio di lavoro, di città o ad un divorzio, è un lavoro che può essere fatto anche da un coaching
I coach sono spesso specialisti, non necessariamente psicologi, che per propri interessi personali sono specializzati in settori, quali appunto lo sport, e, più che fare terapia (o in aggiunta, magari) elaborano strategie che uniscono aspetti psicologici quali motivazione, gestione dello stress e così via.